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Green pass, questo sconosciuto
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Oggi parliamo di attualità trattando un tema molto caldo delle ultime settimane ovvero l’obbligatorietà del possesso del green pass per i lavoratori pubblici e privati.  Finalmente vediamo la luce in fondo al tunnel di questa lunga e difficile pandemia che ci ha reso protagonisti e vittime e che ha stravolto le nostre vite. Stiamo lentamente tornando alla normalità grazie al successo della campagna vaccinale che vede sempre più persone alzare lo scudo verso questo nemico che è il Covid-19, un avversario temibile che sembrava indistruttibile ma che grazie alla buona volontà di tutti abbiamo quasi sconfitto.  Ad oggi il livello di allerta resta comunque elevato e la paura che in qualche modo questa pandemia possa travolgerci nuovamente è ancora forte, ma grazie al numero di vaccinati in aumento e grazie al green pass piano piano le nostre vite possono tornare alla normalità.  Il green pass è una forma di prevenzione che corrisponde ad un certificato che afferma la guarigione, l’avvenuto vaccino o il risultato del tampone negativo nelle ultime 48 ore e che funge da lascia passare per tutte le attività private e pubbliche.  Dal 15 ottobre le norme che ruotano intorno al green pass sono diventate più stringenti in quanto, come afferma il decreto legge 21 settembre 2021, numero 127, il mancato possesso del green pass nega l’accesso al posto di lavoro oltre che a tutte le strutture pubbliche quali ristoranti, bar, palestre piscine ecc..  Nonostante l’utilizzo del green pass sia regolato da protocolli forniti dal governo, è stato necessario l’intervento del Garante per la protezione dei dati personali che desse disposizioni più precise riguardo il settore sia pubblico sia privato.  Quali sono quindi queste indicazioni e cosa cambia dal 15 ottobre?  Se prima l’utilizzo del green pass era destinato a poche attività, ora è prioritario e necessario e la sua mancanza preclude l’ingresso al luogo di lavoro.  Sia nel settore pubblico sia in quello privato i dipendenti, così come gli esterni e i collaboratori, dovranno possedere e mostrare su richiesta il green pass al personale autorizzato.  Nel settore privato, “i datori di lavoro […] definiscono […] le modalità operative per l’organizzazione delle verifiche […] anche a campione, prevedendo prioritariamente, ove possibile, che tali controlli siano effettuati al momento dell’accesso ai luoghi di lavoro […]”  Come avviene la verifica del green pass?  Il personale incaricato ad effettuare il controllo lo farà ricorrendo all’app VerificaC19, disponibile per iOsAndroid e Huawei Store, non necessità dell’utilizzo di internet se non al primo accesso della giornata ed è scaricabile gratuitamente.  L’App VerificaC19 ha il compito di verificare l’effettiva validità della Certificazione nonchéi dati anagrafici dell’intestatario. Il suo funzionamento è molto semplice, una volta scannerizzato il QR code, apparirà una schermata colorata sull’apparecchio che identificherà la validità o meno del green pass. 
  • La schermata verde indica che il certificato è valido sia in Italia sia all’estero 
  • la schermata rossa indica che il certificato non è valido, è scaduto oppure vi sono sopraggiunti errori durante la verifica. 
  • La schermata azzurra indica che il certificato è valido solo in Italia e non all’estero 
Secondo quanto affermato dal garante della sicurezza e dal ministero, è importante che venga utilizzata unicamente l’app ufficiale per la verifica del green pass e non è consentito inviare al datore di lavoro o richiedere ai dipendenti la copia del certificato nonostante questo velocizzerebbe le pratiche.   La scannerizzazione del codice, infatti rileva unicamente il nome, il cognome e la data di nascita della persona ma non tiene conto del motivo della certificazione né tantomeno della scadenza della stessa, che cambia in base alla tipologia di rilascio del green pass.  L’obbligo del green pass vale per tutti?  Il green pass è obbligatorio per legge a meno che non si disponga di un’idonea certificazione medica rilasciata secondo i criteri definiti con circolare del ministero della Salute.   Questa può essere rilasciata dai medici vaccinatori dei Servizi vaccinali delle Aziende ed Enti dei Servizi Sanitari Regionali o dai Medici di Medicina Generale o Pediatri di Libera Scelta dell’assistito che operano nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2 nazionale, nel caso in cui si ritenga che, a causa di una patologia grave, i rischi delle reazioni avverse derivanti dal vaccino o le controindicazioni a tale farmaco, in compresenza con la patologia, siano maggiori dei vantaggi indotti dalla vaccinazione.  Quali dati ne ricaverà il datore di lavoro o chi è abilitato al controllo del green pass?  Come anticipato, gli unici dati che appariranno al verificatore del certificato, oltra alla conferma o meno di validità dello stesso, sono il nome, il cognome e la data di nascita della persona al quale appartiene il green pass e servono a verificarne la corrispondenza con il possessore.  I dati non devono essere in alcun modo registrati ma servono unicamente come presa visione. Se si dovesse possedere la copia cartacea è consigliabile coprirne i dati sottostanti così da mostrare unicamente il codice QR.  Spero che questa spiegazione sia stata utile ed abbia risolto eventuali dubbi o perplessità. 
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