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Focus junior lo descrive così un film tridimensionale:
Infatti le immagini proiettate in 3D sono imparziali il lavoro grosso viene fatto dal nostro cervello che le rielaborerà. Questa tecnologia, per dare un effetto tridimensionale alle immagini proiettate sullo schermo piatto sfrutta il funzionamento della nostra vista.
Descritto in parole povere, possiamo dire che i nostri due occhi percepiscono in maniera diversa il mondo che ci circonda. Poi le immagini, differenti tra loro, raggiungono il cervello che provvede a elaborare i segnali ricevuti, a trovare le differenze e a creare infine un’immagine tridimensionale.
Per ottenere l’effetto tridimensionale è necessario che i film che sfruttano la tecnologia stereoscopica siano girati con due videocamere distanti quanto sono distanti gli occhi umani. Le immagini parallele sono riprodotte una sull’altra e filtrate dalle lenti colorate: ogni occhio vede solamente immagini con tonalità rosse o azzurre.
Gli altri colori sono automaticamente scartati, quindi il filtro rosso percepirà le immagini chiare mentre quello blu quelle scure. Le immagini grigie, completamente nere o completamente bianche si vedranno con entrambi gli occhi.
Poi il cervello unirà le due immagini e renderà la percezione della distanza perché le interpreterà come se ci fosse una profondità.
I primi film 3D sono nati negli anni venti è sfruttando il sistema dell'anaglifo ovvero
[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]“Un film 3D è un film che, grazie a speciali tecniche di ripresa, fornisce una visione stereoscopica delle immagini. Stereoscopica significa che dà la sensazione del rilievo e della profondità. Ossia del 3D, la "terza dimensione" oltre ad altezza e larghezza”.
Il sistema sfrutta la luce polarizzata per proiettare sullo schermo due diversi fotogrammi, la nostra vista li combina insieme e crea l'illusione della profondità.
